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psicologia e psicoterapia dell'Età Evolutiva e dell'adolescenza

ETA' EVOLUTIVA

  Nel corso dell’infanzia talvolta i bambini talvolta possono faticare a mettere in parola l’esperienza di un disagio (emotivo, relazionale o cognitivo): in questo modo nasce quello che gli addetti ai lavori chiamano “sintomo” il quale, per tali motivi, possiede un grande valore comunicativo.

 L’obiettivo della Consulenza Psicologica è permettere al bambino di trovare un posto in cui il “sintomo”, attraverso gli strumenti del gioco, del disegno e del dialogo, possa recuperare il suo significato in modo da renderlo comprensibile e superabile.

paure , fobie , ossessioni infantili 

 

  Gli eventi che i bambini si trovano a vivere nel corso della loro crescita possono avere un impatto diretto e amplificato poichè essi hanno meno mezzi psicologici per sopportare l’angoscia o i grandi cambiamenti della loro vita. 

 Dalla nascita in poi ogni bambino fa diretta esperienza di eventi reali, primo fra tutti l’alternarsi disordinato di piacere e dispiacere a livello psicofisico, ai quali risponde in modo soggettivo, cioè con più o meno angoscia, paura, oppure senso di sicurezza e calma interiore. Ogni bambino dal punto di vista psicologico è un essere unico con caratteristiche uniche. 

Il rapporto con i genitori, il rapporto dei genitori tra loro e nei confronti del bambino, l’inizio della scuola materna e dell’infanzia, la nascita e la presenza dei fratelli, gli incontri e i fatti della vita vengono  vissuti da ogni bambino in modo diverso e imprevedibile.

   Questa debolezza originaria dei bambini nei confronti degli eventi della vita, può produrre delle manifestazioni sintomatiche che toccano il corpo e i comportamenti.

   Difficoltà scolastiche, tristezza, agitazione, disinteresse per l’apprendimento, paure notturne tenaci, rituali bizzarri, difficoltà estrema di separarsi da un genitore, sentimento di svalutazione di sé, gelosie, enuresi notturna.

  Altre volte il disagio si manifesta con aggressività, instabilità, collere ripetute, forme depressive, rifiuto delle regole, fobie, inibizioni.

  Che questi sintomi abbiamo o meno una relazione con eventi o fatti, sono tutte manifestazioni di una rottura o di un conflitto con l’Altro, o più in generale di  una sofferenza che implica qualcosa che deve essere tradotto, letto, detto, disegnato, simbolizzato.

I bambini sono estremamente recettivi al modo come gli si parla e a come li si tratta. Il sintomo è un messaggio che dice qualcosa in modo nascosto. I bambini soffrono, nei modi con cui soffrono, per una carenza di capacità o di occasioni per parlare e dire quello che non sopportano.

  I disturbi infantili richiedono un intervento tempestivo e mirato poiché, se non ascoltati e non trattati, tendono a cronicizzarsi. I postumi di disturbi infantili non accolti adeguatamente includono un rischio più elevato di disturbi mentali nell’ adolescenza e nell’ età adulta, non senza ricadute sulle risorse dei Servizi Sanitari e sulla globale capacità di inserimento sociale in età adulta.

  Lavorare sull’ infanzia significa fare prevenzione per l’adolescenza e l’età adulta. L’esperienza clinica ha messo in luce come sia l’infanzia il periodo in cui possono insorgere veri e propri sintomi di natura psicologica che si manifestano fin da subito oppure si presentano solo successivamente in età adolescenziale o in età adulta.

Il nostro Studio offre:

  • ai bambini uno spazio terapeutico di ascolto e di cura attraverso il gioco e l'educazione alla socializzazione

  • alle famiglie una presenza di supporto, accompagnamento e orientamento rispetto al disagio infantile

 

 

 

 

Molto spesso le difficoltà dei bambini nelle normali fatiche della crescita, dell’apprendimento, della socializzazione, possono essere affrontate e superate attraverso colloqui che coinvolgano solo i genitori . Tali colloqui spesso si rivelano utili per capire meglio il momento che i figli stanno attraversando e per aiutarli a recuperare fiducia nelle loro capacità di ‘essere genitori ’.

  Ma a volte le difficoltà dei bambini si rivelano tali da oltrepassare le possibilità dei genitori di affrontarle: in tal caso è utile, dopo un approfondito colloquio con i genitori, decidere per una psicoterapia infantile. Spesso il bambino non sa esprimere a parole il disagio che prova e quindi il terapeuta, attraverso il ricorso alla tecnica del gioco, accoglie e decodifica le sue comunicazioni, aiutandolo ad elaborare le sue angosce.

Come Psicologa e psicoterapeuta mi occupo dei sintomi dell’infanzia contemporanea quali:

  • Iperattività e aggressività

  • Disturbi dell’attenzione e concentrazione

  • Difficoltà nella sfera affettivo-relazionale

  • Insuccesso scolastico

  • Selettività alimentare, disturbi dell'alimentazione

  • Disturbi del sonno

  • Disturbi d'ansia (difficoltà emotivo-scolastiche)

   Dopo una fase preliminare di diagnosi e valutazione psicologica, in cui il bambino può esprimere con la parola e col corpo nell’ attività di gioco ciò che lo fa soffrire, il percorso proposto si articola in consulenze e/o psicoterapie individuali.  In tal modo il bambino, in uno spazio privo di ogni domanda di prestazione, potrà esprimere la soggettività in un modo nuovo, che gli permetterà di elaborare i suoi conflitti e incontrare i suoi desideri

Il lavoro con i genitori e le famiglie

 Nel disagio infantile è quindi possibile rintracciare l’espressione di una verità non simbolizzata che riguarda proprio i legami affettivi e le dinamiche che legano il bambino e le sue figure di riferimento, in primis i genitori. Il coinvolgimento delle figure genitoriali risulta pertanto indispensabile nel piano di intervento strutturato per il bambino.

  Durante i primi incontri i familiari del bambino per cui è richiesto un intervento vengono ascoltati in uno spazio dedicato. Gli incontri preliminari sono finalizzati ad accogliere l’angoscia e la difficoltà dei genitori nel gestire la sofferenza espressa dai loro figli, permettendo loro di esprimersi senza ricevere giudizi ma incontrando la possibilità di nominare il disagio sofferto. Molto spesso il sintomo del bambino costituisce una risposta inconscia alla problematicità della coppia genitoriale. Proprio per questo è prevista la possibilità dell’avvio di consulenze e psicoterapie individuali, di coppia e di gruppo.

Un’altra possibilità frequente è che i genitori si sentano impotenti e provino senso di colpa davanti alla sofferenza del proprio figlio. Un ulteriore metodo di intervento proposto  per attivare capacità di elaborazione e riflessione è quello dei gruppi di parola di supporto alla genitorialità condotti da psicologi e psicoterapeuti. Nella maggior parte dei casi i bambini non sono in grado di chiedere aiuto da soli ed è quindi importante sensibilizzare le loro figure di riferimento attraverso interventi di prevenzione condotti dai terapeuti specializzati.

MODALITA' D'INTERVENTO:

- fase di consulenza (da una a quattro sedute, individuali/familiari): individuazione del problema che il bambino/adolescente ed il suo sistema familiare sta vivendo e restituzione di indicazioni cliniche che aiutino il nucleo familiare a gestire la il disagio presentato;

  1. Un incontro preliminare con i genitori per parlare del problema del bambino/a, e ascoltare le loro difficoltà.

  2. Una serie di due/quattro incontri di valutazione con il bambino per conoscersi e valutare se cominciare o meno un percorso di cura

- fase di intervento:  eventuale prosieguo della fase di consulenza, nel caso la famiglia ne mostri la necessità ed il clinico ne individui il bisogno, per accompagnare il bambino/ragazzo nella risoluzione della sintomatologia e il recupero di un sano equilibrio, personale e familiare.

  1. Un incontro alla settimana tra il bambino e lo psicologo, di durata variabile nel tempo, fino alla scomparsa del disagio e al miglioramento dell’insieme della vita relazionale del bambino.

  2. Incontri periodici con i genitori per parlare del bambino, delle novità, delle difficoltà, della vita famigliare e scolastica.

  3. Il nostro Studio si avvale della consulenza di colleghi medici che possono dare il loro contributo in alcuni casi.

  Sono previsti incontri periodici con i genitori e gli insegnanti al fine di individuare il carico di tensione soggettiva dell’adulto che si trova alle prese con il sintomo del bambino, promuovendo interventi di cura e di prevenzione del disagio infantile.

ADOLESCENZA

 Dagli 11 ai 13 anni, l’età  delle scuole medie, il corpo incontra l’inizio della grande trasformazione della sessualità matura definitiva. Dal punto di vista della psicoanalisi è questo un momento di particolare importanza psichica per ogni essere umano.  La pubertà ai suoi esordi cambia radicalmente lo statuto di “bambino” con il quale ogni soggetto ha vissuto la sua prima decade di  vita, ma pur entrando con il corpo nella maturazione adulta, il “bambino” non è ancora, psichicamente, staccato e lontano. Per questa ragione si sono coniate espressioni come “la terra di nessuno” per definire questa fase della vita.
  Inevitabilmente per ogni giovane, maschio o femmina, cambiando così tanto i fatti della loro vita, si tratta di adattarsi al nuovo: un corpo che cambia, una richiesta scolastica che cambia, il rapporto con i genitori che cambia, l’inizio della vita di relazione che include le prime mosse del desiderio oltre che dell’amicizia.

 Ma l’aspetto più delicato di questo passaggio di vita, è che il soggetto deve cominciare a costruire la sua identità sessuale e sociale, da solo, perché non esistono regole di crescita psicologica valide per tutti: in fondo ogni adolescente è solo di fronte alla costruzione di stesso.

 L’ adolescenza è il momento forse più difficile della crescita. Sospeso tra l’infanzia e l’ etá adulta, l’adolescente é alla ricerca di se stesso e spesso si sente senza modelli credibili. Confuso e spaventato puó trovare nella ribellione (anche sana) una via di fuga dall’ angoscia, nel chiudersi ad ogni comunicazione una richiesta implicita d’aiuto, come nelle difficoltà scolastiche, relazionali o di salute.

Da questa solitudine nella costruzione della propria identità, possono prodursi i disagi della giovinezza che le sono caratteristici:

  • Problemi alimentari. 

  • Conflitto con i genitori.

  • Isolamento sociale

  • Senso di vergogna e inadeguatezza.

  • Difficoltà scolastiche.

  • Aggressività, forme depressive, noia e assenza di stimoli, autolesionismo, fino a sintomi più gravi che possono spingere il soggetto a tentare di porre fine alla sua vita.

  Quando in un giovane appaiono segni di questi disagi non bisogna trascurarli; nel rispetto della sua persona, ma con senso di responsabilità, educatori, insegnanti e genitori, devono cercare di prospettare al giovane una forma di via di uscita e di messa in discussione del suo dolore, dei suoi comportamenti, delle sue crisi.

  Il delicato e indispensabile compito dei genitori nell’ aiutare l’adolescente in questo momento può necessitare di un supporto esterno volto a rinforzare l’identità genitoriale e a favorire la ripresa dello sviluppo emotivo del ragazzo. L’adolescente potrá trovare cosí un varco per uscire dalla trappola in cui si sente rinchiuso.

 Modalità di intervento:

  1. Colloquio preliminare con i genitori.

  2. Incontro con il giovane in crisi e verifica della  sua disponibilità a cominciare un percorso di conoscenza e di supporto ai suoi problemi.

  3. Inizio di un percorso di cura individuale settimanale.

  4. Incontri periodici con i genitori per parlare di come procede il percorso del figlio/a, e ascoltare le loro difficoltà e novità positive.

  5. Colleghi medici collaborano con il nostro Studio fornendo in alcuni casi la loro consulenza scientifica e terapeutica.

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